"Il 17 giugno 1940 il maresciallo Pétain annunciò alla radio che il
governo da lui formato avrebbe chiesto un armistizio alla Germania. La
Francia fu divisa e il regime di Vichy iniziò a operare discriminazioni
politiche e civili e a collaborare con l’occupante. Avanzava sotto
diverse forme la risposta alla “decadenza” della Francia repubblicana:
la “rivoluzione nazionale”, e con essa una ristrutturazione del cinema
nazionale, parte di una più ampia operazione di colonialismo economico
condotta dalla Germania nazionalsocialista. Tra il 1940 e il 1944
l’industria del cinema francese produsse duecentoventi lungometraggi di
finzione: commedie leggere, adattamenti letterari, melodrammi,
polizieschi, ambientazioni storiche e fantastiche. Il pubblico si recò
al cinema con continuità, premiando i film francesi: un paradosso che
rispondeva a un “bisogno esistenziale di scuotersi da dosso la realtà
quotidiana e l’umiliazione”.
Il saggio iniziale ricostruisce il contesto produttivo e culturale del cinema francese del periodo, mentre le schede filmografiche che lo accompagnano restituiscono al lettore la sua ricca e sorprendente varietà: un’ampia selezione di opere e autori che rende conto della “curiosa età dell’oro” vissuta dal cinema francese durante il periodo di Vichy, contraddistinta dall’oscillazione tra il collaborazionismo e la resistenza, tra l’Occupazione e la Liberazione".
Il saggio iniziale ricostruisce il contesto produttivo e culturale del cinema francese del periodo, mentre le schede filmografiche che lo accompagnano restituiscono al lettore la sua ricca e sorprendente varietà: un’ampia selezione di opere e autori che rende conto della “curiosa età dell’oro” vissuta dal cinema francese durante il periodo di Vichy, contraddistinta dall’oscillazione tra il collaborazionismo e la resistenza, tra l’Occupazione e la Liberazione".
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