"Che aspetto aveva il mondo visto da uno dei primi Homo sapiens? Com'era il cielo che Galileo scrutava col suo telescopio? Che cosa videro gli astronauti dell'Apollo 8 quando entrarono nel campo gravitazionale della Luna? Perché siamo stregati dal sorriso enigmatico di Monna Lisa? Con Storia dello sguardo Mark Cousins compie un vero e proprio montaggio dei momenti più significativi della nostra storia visiva e ci racconta come e perché sia cambiato il nostro modo di guardare nel corso dei secoli. Assistiamo così allo spettacolo della grande eruzione del Vesuvio del 79; insieme a Newton vediamo cadere la fatidica mela che lo porta a formulare la legge di gravitazione universale; penetriamo l'espressione carica di sofferenza di uno schiavo africano incatenato su una nave diretta in Brasile; ipotizziamo l'occhiata di rimprovero lanciata a Cézanne dalla moglie durante un'estenuante seduta di posa; siamo accanto a Howard Carter quando, nel 1922, scopre la tomba di Tutankhamon. Dal Pleistocene all'era digitale, il modo in cui costruiamo le immagini e quello in cui recepiamo l'oggetto della visione è radicalmente mutato: ed esplorare l'evoluzione del processo visivo equivale a ripercorrere la storia dell'uomo. Album di fotografie e galleria d'arte, road movie e grammatica del linguaggio visuale: "Storia dello sguardo" è un viaggio per parole e immagini che attraversa l'arte e la letteratura, il cinema e la fotografia, la tecnologia e la scienza. Un percorso alla fine del quale non potremo più guardare il mondo con gli stessi occhi".
mercoledì 19 settembre 2018
sabato 15 settembre 2018
Onde di carta #1 - C'era una volta il passo uno
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The Automatic Motorist (1911) - Walter Robert Booth |
Si parla sempre molto di cinema d’animazione, ma si parla sempre troppo poco della sua storia e delle sue origini. Se volessimo posizionare un punto di partenza per questa storia, dovremmo sicuramente prestare orecchio ai primi vagiti di una delle più straordinarie tecniche di sempre: quella del passo uno. Come molti già sapranno, il passo uno (o stop-motion) è quella modalità di ripresa che consiste nel creare il movimento fotogramma per fotogramma. Tra i suoi pionieri troviamo alcune delle personalità più intriganti dell’intera storia del cinema. La cosa curiosa è che sono quasi tutte inglesi e questo – considerando in quale direzione andrà il cinema qualche anno più tardi – un po’ stupisce.
Sono essenzialmente quattro i nomi che ci interessano. Il primo è quello di Arthur Melbourne-Cooper, un fotografo di St Albans che nel 1899, a causa di una improvvisa necessità da parte del Regno di Gran Bretagna di reperire dei fiammiferi da inviare sul fronte africano durante la guerra anglo-bolera, realizzò un cortometraggio a passo uno - tale Matches’ Appeal - nel quale, appunto, dei fiammiferi vanno magicamente a unirsi per dare vita a dei simpatici omini che scrivono su una parete nera un appello per il reperimento del materiale. Opera sicuramente rudimentale, ma di notevole efficacia.
Il secondo nome è quello di Walter Robert Booth, che nel 1909 gira The Airship Destroyer (preludio ad altri suoi lavori che avranno a che fare sempre con macchine volanti), una cosa un po’ meliesiana sulla paura degli inglesi per un’invasione aerea, con dei dirigibili che attaccano il paese e che verranno fermati da un giovane eroe.
Il terzo protagonista è Edwin S. Porter, unico americano del lotto, famoso per The Great Train Robbery (praticamente il primo western della storia del cinema), nel 1907 gira The Teddy Bears nel quale è presente una sequenza in cui alcuni orsacchiotti giocattolo inscenano una danza più o meno acrobatica.
Infine, l’ultimo nome da considerare è senza dubbio quello di James Stuart Blackton, uomo dai tantissimi primati (come quello di essere stato uno dei primi a sperimentare l’uso del colore), che ha realizzato nel 1907 uno dei primi capolavori del genere, il fantastico The Haunted Hotel in cui un piccolo albergo e quasi tutti gli oggetti contenuti al suo interno vivono di vita propria.
Rivedere oggi questi curiosi cortometraggi fa un certo effetto: è come se venissimo trasportati per mezzo delle immagini in un’epoca in cui la passione e la dedizione erano veramente l’arma in più di un artista-inventore. Io vi consiglio - nel caso non li abbiate mai visti - di dare un’occhiata (li trovate quasi tutti su YouTube o contenitori simili) e riflettere su quanto il tempo passi, ma l’arte resti grande. Come spesso ha sostenuto John Lasseter, “l’arte sfida la tecnologia e la tecnologia ispira l’arte”.
Pubblicato per la prima volta su Amianto, Numero 6, giugno 2018.
martedì 11 settembre 2018
Leggere le immagini #22 - Come vedere il mondo
"Che il potere delle immagini sia cresciuto a dismisura è sotto gli occhi
di tutti. Con l'avvento dei nuovi media, la loro produzione è cresciuta
vertiginosamente e la loro circolazione è così pervasiva da scandire
ogni momento della nostra vita. Solo negli Stati Uniti ogni due minuti
vengono scattate più fotografie di quante se ne siano realizzate
nell'intero XIX secolo, e ogni mese vengono caricati sul web novantatre milioni di selfie, per non parlare dei milioni di nuovi video postati
quotidianamente sui social. II mondo di oggi, sempre più giovane,
urbanizzato, connesso e surriscaldato, ci appare inevitabilmente ridotto
in frantumi. L'immagine stessa della Terra - non più quella compatta
sfera di marmo blu immortalata nel 1972 dallo scatto analogico degli
astronauti dell'Apollo 17 - ci viene presentata attraverso un mosaico di
foto satellitari che ne ricompongono una forma molto fedele nei
dettagli ma di fatto "virtuale", perché non più legata a un unico luogo e
tempo. Come possiamo allora reimparare a guardare un mondo che
innovazioni tecnologiche, sconvolgimenti climatici e politici hanno
trasformato radicalmente nel giro di pochi decenni, e che continua a
mutare sotto i nostri occhi a una velocità insostenibile? Nicholas
Mirzoeff esplora il modo in cui diamo forma alle immagini e come queste,
a loro volta, plasmino la nostra esistenza, scatenando profondi
cambiamenti politici e sociali. Nel farlo, l'autore distilla un vasto
repertorio di scritti teorici - da John Berger a Walter Benjamin, da
Michel Foucault a Gilles Deleuze - ed esamina in una prospettiva storica
numerosi fenomeni della cultura contemporanea, muovendosi tra diverse
discipline e contesti geografici. Dal selfie, una forma di autoritratto
non più appannaggio esclusivo delle élite ma strumento con cui la
maggioranza globale dialoga con se stessa, ai droni, che hanno
sostituito i generali nell'arte di visualizzare la guerra, Come vedere
il mondo è una mappa essenziale per orientarsi nel mare di immagini in
cui siamo immersi".
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